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KINTSUGI: riparare con l’oro

L’arte di rendere preziosa la fragilità

Il Kintsugi è una tecnica con la quale si ripara il vasellame rotto tramite l’applicazione di lacche mescolate a polveri di metalli preziosi, come oro e argento, da inserire tra le crepe o plasmandoli nella forma del pezzo mancante.

Di per sè è una forma di meditazione profonda, sia per chi esegue la riparazione, sia per chi assiste o riceve l’oggetto riparato.

E’ un esercizio di cura e pazienza che ridà vita all’oggetto rotto e ne amplifica il valore.

Nella metafora del’Essere Umano il riparare’ del Kintsugi rappresenta un ‘riequilibrio emozionale’ molto potente. Lavorare sulle nostre ‘crepe’ comporta riconoscere ed evidenziare le fragilità; come nel kintsugi, possiamo a questo punto cogliere il valore e la preziosità di ogni ferita.

Da questo punto di osservazione possiamo lasciar andare ciò che ci fa male e il significato ‘negativo’ che abbiamo attribuito a quella esperienza.

Il Kintsugi insegna la resilienza, ovvero la capacità di ri-nascere dalle prove, più ‘preziosi’ di prima e attrezzati di nuovi strumenti, consapevoli delle nostre capacità di reazione agli eventi.

Proprio come il bambù che, resistente ed elastico, si piega e si flette durante la tempesta e, finito tutto, si rialza e riprende il suo posto più vigoroso di prima!

Tutto cambia e lo fa con ordine, nel processo inarrestabile dell’Esistenza: ogni inciampo e apparente errore, ogni difficoltà, ogni sconfitta è un’occasione di rinnovamento e di ri-nascita.

Stefano Gibertoni

La leggenda dello Shogun Yoshimasa

Si narra che la tecnica Kintsugi, letteralmente “riparare con l’oro” nacque quando lo Shogun Yoshimasa, dopo aver rotto la sua tazza preferita per la cerimonia del te, decise di affidarne il restauro a ceramisti cinesi.

Essi si approcciarono al problema utilizzando le tecniche di restauro canoniche in utilizzo all’epoca, riparando, cioè, il pezzo con delle graffette che tenevano uniti i frammenti di ceramica.

L’oggetto restaurato con questa tecnica deluse lo shogun, che decise di rivolgersi a ceramisti giapponesi per vedere esaudito il suo desiderio di riparare la tazza. ​

Il nuovo restauro avvenne secondo un approccio completamente diverso: i nuovi ceramisti assemblarono i cocci utilizzando la lacca di Uruschi, la resina di una pianta autoctona del Giappone, mischiata a farina di riso. E, sopra la linea di frattura, venne depositata della polvere d’oro per renderla preziosa.

Questa seconda modalità di restauro soddisfò l’imperatore e nacque, così, la tradizione del Kintsugi.

Ciò che è stato non si può cambiare. La percezione di ciò che è stato, sì!

I FIORI AUSTRALIANI E LE EMOZIONI DI QUESTO TEMPO

Cosa sono e come agiscono i Fiori Australiani (Australian Bush Flowers)?

Adoro fare esperienza di rimedi e fitoterapici prima di conoscerli a livello cognitivo. Mi affido a persone esperte, professionisti qualificati del settore ai quali espongo le mie necessità o i miei momentanei disagi; seguo il consiglio senza cercare informazioni su possibili effetti e mi abbandono al ‘sentire’.

Con i bush flowers è stato così: un medico, ‘ascoltandomi’ da un piano di connessione integro e profondo, mi ha suggerito ‘Freedom’. Ed è stato ‘effetto wow’!

Raccolto il dato ‘FUNZIONA’, inizia la FASE 2: a questo punto desidero sapere, conoscere, comprendere…e condividere per divulgare informazioni che, diversamente, rimarrebbero di nicchia.

Gioco facile perchè è il mio lavoro, anzi, è il lavoro della redazione del Centro Studi del Benessere Evolutivo Integrale.

Gironzolando sul web ho trovato tanto materiale, molta storia, ma nulla che rispondesse alle mie domande, accese dall’impatto che freedom aveva avuto su di me.


Partecipa al Corso ‘Fiori Australiani (Bush Flower)
in programma a Vicenza il 6 luglio
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Domande all’esperto

Ho deciso di fare un passo indietro e di portare le mie curiosità a chi fa esperienza quotidiana di quanto accaduto a me. E’così che è nata la chiacchierata con Karen Erica Chiementin, floriterapeuta, laureata in tecniche erboristiche e consulente nutrizionale.

Le ho chiesto…

D. Si dice che i Fiori Australiani agiscano come catalizzatori di una vasta gamma di stati emotivi, sviluppando le intuizioni innate delle persone’; ci spieghi cosa significa?

R. Parto dalle parole di Ian White, il naturopata ausraliano che ha individuato e sviluppato le Essenze Floreali Australiane; egli spiega sempre nei suoi seminari di fare attenzione al fatto che i fiori australiani non infondono capacità alle persone; tolgono strati che nascondono i nostri talenti, le potenzialità, rendendo invisibili a noi stessi le risorse di cui siamo naturalmente dotati. Siamo condizionati da paure e pensiamo di non essere in grado di incontrare la gioia e di superare le difficoltà. I fiori ci portano al punto di incontro con noi con delicatezza. Sono il trampolino di lancio dal quale spiccare il volo verso la manifestazione delle nostre qualità come il coraggio, la capacità di amare, di gioire, di intuire… Quando sentiamo un’emozione come la paura, la rabbia, la tristezza, crediamo di essere solo quella emozione; … invece siamo tanto di più.

D. I Fiori Australiani, come tutte le essenze floreali, vengono definite ‘vibrazionali’: cosa vuol dire?

R. Ogni pianta ha una capacità d’azione data dai principi attivi estraibili con solventi. In questo caso si parla di fitoterapia che si basa sulla componente chimica della pianta. Per quanto concerne le essenze floreali, invece, l’estrazione della parte vibrazionale avviene grazie all’acqua e il sole, che sono i due motori primari della vita. E’ così che si estraggono i principi vibrazionali, che non sono più ‘materia’ ma ‘energia’. La fisica quantistica fonda i suoi principi sugli aspetti vibrazionali dei corpi; l’estrazione delle essenze, quindi, è qualcosa di scientificamente dimostrabile. La stessa pianta può essere utilizzata a livello materico / chimico o vibrazionale / energetico, accedendo alla componente più sottile.

D. Si parla molto di risonanza tra uomo e natura e della stretta relazione che lega l’energia dei luoghi e dei suoi abitanti. I fiori australiani funzionano in occidente, così ‘vibrazionalmente’ diverso?

R. Non dimentichiamo che ogni individuo, così come ogni corpo, ha una sua singolare struttura vibrazionale. Le interazioni tra le diverse costituzioni energetiche dipendono da tanti fattori e si parla di affinità quando le due qualità che si incontrono sono compatibili in buona percentuale. Non tutte le vibrazioni sortiscono gli stessi effetti e, di conseguenza, rispondono. Si comprende, quindi, che, aldilà dei luoghi, le risposte energetiche sono una questione molto personale. I fiori australiani, però, hanno di base frequenze talmente potenti da riuscire ad interagire positivamente anche su strutture energetiche molto diverse. Questo, probabilmente, grazie al fatto che l’Australia è una terra molto antica, con ampi spazi incontaminati; forse l’energia di quella terra include anche la nostra ‘origine vibrazionale’.

D. Viviamo un tempo molto particolare, colorato da una gamma molto ampia di sfumature emotive: secondo la tua esperienza, i Fiori Australiani, in quanto essenze floreali vibrazionali, possono aiutarci? E quali sono i fiori più adatti in questo passaggio?

R. In questo tempo ci sono alcune essenze che non possiamo non avere in casa, pronte all’uso:

  • Emergency: è la miscela di fiori ideale da tenere sempre in borsa; acquieta dai sequestri emotivi e aiuta a ristabilire lo stato di equilibrio sufficiente a decidere e scegliere il passo successivo
  • Care giver: aiuta a sostenere la capacità di prendersi cura di sé e, quindi, degli altri. La frase che risponde al rimedio è: “ho perso il senso di me perchè mi prendo troppa cura degli altri
  • Stress stop: è la miscela ideale per evitare il burn out, ovvero lo stato di grande confusione mentale, con difficoltà a riposare bene e di staccarci dalle troppe cose davanti a noi. Aiuta a ristabilire la giusta priorità e concentrare lì l’energia
  • Transition: è il faro nei momenti di passaggio. Agevola il lasciare andare e il ristabilire il coraggio verso il nuovo
  • Spirituality: promuove contemporaneamente il radicamento a terra e il collegamento dell’anima

Karen Erica Chiementin condurrà il Corso ‘Fiori Australiani (Bush Flower)
in programma a Vicenza il 6 luglio
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QUALCOSA SULLA PSICOSINTESI di ROBERTO ASSAGIOLI

RIFLESSIONE 1

Ancora mi è difficile parlare e illustrare i principi della Psicosintesi di Roberto Assagioli senza essere intimorita …

Si tratta di una metodologia, anzi no, di una “Visione della Vita”, così profonda che poi mi resta sempre la sensazione di non aver spiegato con sufficiente chiarezza e di non essere riuscita a rendere la vastità, la profondità e la preziosità di ogni scritto, di ogni frase, di ogni passaggio evolutivo che Roberto Assagioli ci ha offerto.

Seguo però e onoro il mio desiderio e il mio piacere di divulgare i suoi insegnamenti e lo faccio soffermandomi su un tema alla volta, con la condivisione di qualche riflessione personale.

PRIMA RIFLESSIONE

Roberto Assagioli scrive:

La Psicosintesi è un metodo di auto-formazione e realizzazione psico-spirituale per tutti coloro che non vogliono accettare di restare schiavi dei loro fantasmi interiori e degli influssi esterni, di subire passivamente il gioco delle forze psicologiche che si svolge in loro, ma vogliono diventare padroni del proprio regno interiore.

Questa descrizione mi apparteneva: “schiava dei miei fantasmi interiori e degli influssi esterni” e “subire passivamente”, ma nemmeno me ne stavo rendendo conto.

Poi, la consapevolezza di “non voler accettare” tutto ciò e voler “diventare padrona del mio regno interiore” mi ha dato lo stimolo a iniziare le mie scoperte e la forza per applicare e approfondire le progressive comprensioni, fino a diventare un Counselor e poter sostenere le altre persone nel loro sviluppo e evoluzione interiore.

La Psicosintesi descrive i processi che si svolgono nell’interiorità degli esseri umani e in particolare spiega come liberarsi da condizionamenti e meccanismi comportamentali, che sono reattivi e automatici poiché manca la consapevolezza delle nostre ferite emotive e dei nostri veri bisogni; comprendere che la nostra personalità stà semplicemente attivando una modalità di protezione e di difesa dalla sofferenza e potersi “disidentificare” da quell’insieme di pensieri, emozioni e azioni, avvia un profondo processo di “liberazione” e di “evoluzione”.

Tra le più importanti e conosciute tecniche proposte da Roberto Assagioli, vi è infatti quella della “disidentificazione”, che permette di “creare uno spazio tra la nostra facoltà di “essere cosciente” e i vari contenuti dell’esperienza”.

Egli scrive infatti:

“Siamo dominati da tutto ciò con cui ci identifichiamo, possiamo dominare, dirigere e utilizzare tutto ciò da cui ci siamo disidentificati”.


A breve condividerò altre riflessioni…

Stefania Muraro

IL LINGUAGGIO NON VERBALE: COMUNICARE OLTRE LE PAROLE

Quanto incide nella comunicazione umana il linguaggio non verbale?

Quanti modi ci sono per esprimere le nostre emozioni e i nostri sentimenti senza le parole?

I canali della comunicazione sono tre:

  • Verbale – QUELLO CHE DICO: fatto di parole
  • Paraverbale – COME LO DICO: composto da tutto ciò che gravita attorno alle parole, ovvero il tono della voce, il volume, il ritmo…
  • Non verbale – QUELLO CHE FACCIO: l’infinito mondo del linguaggio del corpo, fatto di gestualità, mimica facciale, postura, sguardo…

Comunichiamo con gli altri prevalentemente attraverso il linguaggio non verbale e ci esprimiamo in piccolissima parte attraverso le parole.

Corpo che parla

E’ possibile intuire cosa si stanno dicendo due persone osservandole da lontano e senza sentire una loro parola; quelli che parlano sono i loro corpi, attraverso il movimento delle mani, la postura, le espressioni dei volti e degli occhi. Solo dalla distanza che c’è tra loro si riesce a comprendere se la conversazione è armonica o conflittuale, se la relazione è intima o staccata.

Un dialogo tra colleghi si presenta e si “muove” in maniera molto diversa che tra amanti.

Basta uno sguardo per capire se una persona è felice, triste, in ansia o tranquilla.

Tenendo conto che il linguaggio del corpo non è una scienza esatta, è anche vero che falsificarlo è pressochè impossibile: possiamo calibrare le parole ma non riusciamo a fingere ad oltranza uno stato d’animo.


L’importanza del linguaggio non verbale

Essere consapevoli della portata comunicativa del corpo, permette di comprendere l’importanza del suo linguaggio e di usarlo per migliorare le relazioni.

Si aumentano le possibilità di raggiungere obiettivi comunicativi se, ad un certo specifico messaggio verbale, si abbinano adeguate espressioni non verbali che avvalorano ed esaltano il messaggio racchiuso nelle parole.

Allo stesso modo, saper leggere le espressioni non verbali degli altri, permette di raccogliere informazioni sul nostro interlocutore, sui suoi obiettivi e rimodulare le risposte in maniera più pertinente e mirata.


LE PAROLE COMUNICANO INFORMAZIONI

IL CORPO ESPRIME SENTIMENTI ED EMOZIONI

Linguaggio non verbale ed emozioni

Attraverso il corpo esprimiamo costantemente agli altri tutto il nostro sentire più profondo senza nemmeno accorgercene.

Il linguaggio non verbale, infatti, è il canale di comunicazione più affidale di sentimenti, emozioni e atteggiamenti.

Le parole comunicano informazioni, mentre il corpo esprime gli stati d’animo e i veri sentimenti, più di quanto noi stessi vorremmo.

Le brutte abitudini del linguaggio del corpo

Capita, purtroppo, di mancare di coerenza tra le parole pronunciate e i messaggi non verbali espressi dal corpo.

Questo suscita inevitabilmente nell’altro dubbio e sfiducia.

La non corrispondenza dei messaggi verbali e non verbali è effettivamente motivo di molte incompensioni e conflitti.

Qual’è la causa di questa incoerenza comunicativa? Spesso si tratta solo di cattive abitudini comportamentali che trasmettono all’interlocutore, specie quando non ci conosce, un’impressione diversa da quella che vorremmo comunicare.

Sospiri impropri durante una conversazione, chiudere spesso gli occhi, portare la mano alla bocca mentre si parla, sono solo alcuni esempi di comportamenti poco significativi per chi li attua, ma che alterano completamente il senso di ciò che stiamo dicendo.

Facciamo attenzione!

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COMUNICAZIONE EMPATICA: UN’ARTE DA COLTIVARE

La Comunicazione Empatica è non solo possibile, ma auspicabile; un obiettivo cui giungere partendo dalla conoscenza del punto in cui siamo in termini di utilizzo del linguaggio.

Linguaggio e Conflitto

Il potenziale conflittuale insito nel linguaggio corrente è evidente; è sufficiente accendere la tv per avvertire una sottile tensione dietro ogni parola. Questo senza nemmeno passare per i talk show, che usano strategicamente il conflitto per incuriosire il pubblico.

D’altro canto, siamo cresciuti in ambienti in cui il conflitto verbale, e non solo, era “normale”. A scuola, in famiglia, tra coetanei…era così una volta… Oggi, probabilmente, è peggio perchè ci siamo abituati e stiamo tramandando alle nuove generazioni i comporamenti conflittuali facendoli passare per caratteristiche di forza.

Relazioni interpersonali oggi

Per tutta una serie di dinamiche sociali e psicologiche, questo tempo evidenzia trasformazioni notevoli del quadro relazionale interpersonale, ragione per cui le situazioni conflittuali sono sempre più acute e difficili.

E che dire dell’esperienza che stiamo facendo da poco più di un anno? Isolati, separati, “pericolosi” gli uni per gli altri. Il fatto di non poter vedere i volti delle persone, ci priva di buona parte della comunicazione “non verbale”; diventa, quindi, ancora più complesso cogliere l’ampiezza delle sfumature di significato che hanno le parole che vengono dette.

Comunicazione Nonviolenta

Secondo Marshall Rosenberg, fondatore del movimento di Comunicazione Nonviolenta (anche detta Comunicazione Empatica), le parole e il modo in cui le usiamo sono fondamentali per creare connessioni empatiche in noi stessi e con gli altri.


Per Rosenberg (…e non solo) nasciamo tutti “naturalmente empatici”; le strategie conflittuali le acquisiamo nel tempo, giorno dopo giorno, apprendendole dalla vita, con le esperienze, anche per effetto di una cultura che insegna il conflitto e, soprattutto, per la mancanza di educazione alla manifestazione del proprio bisogno.

I Pilastri della Comunicazione Nonviolenta

Il metodo di Rosenberg si fonda su questi tre aspetti:

  • Auto – empatia, ovvero la capacità di connettersi e sentire se stessi
  • Empatia, ovvero la capacità di connettersi e sentire l’altro
  • Auto – espressione onesta, cioè l’abilità di esprimere in modo assertivo e autentico il proprio sentire e i propri bisogni

Partendo da questi tre presupposti, è possibile comunicare da un punto di equilibrio in cui sincerità, autenticità, assertività sono qualità che trovano collocazione; diventa, così, naturale esprimere i propri stati d’animo, i propri bisogni e le emozioni che li nutrono.

Passare da noi e dalla libertà di esprimere verbalmente nel modo corretto il nostro “sentire”, ha l’effetto di chiarirci che gli altri sono dominati dagli stessi meccanismi, hanno stati d’animo e bisogni propri.

Cessano, così, la critica e il giudizio così come il conseguente bisogno di aggredire o insultare i nostri interlocutori…

Un obiettivo ambizioso, ma raggiungibile!

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FENG SHUI E ASTROLOGIA

Spazio e Tempo interpretati attraverso i codici numerici di cui è composto l’universo

Feng Shui e Astrologia a confronto

Il Feng Shui

Da sempre e in tutto il mondo, le antiche civilità hanno osservato e strutturato il loro ambiente tenendo conto delle qualità energetiche dei territori in relazione con l’energia universale.

Tradizionalmente, l’applicazione di questo concetto si basava sul semplice buon senso, per cui risultava abbastanza ovvio non costruire la casa o il villaggio in luoghi umidi o su suoli non fertili.

Era ovvio preferire di lavorare in aree in cui il sole brillava per più tempo ed evitare zone in cui gli abitanti precedenti avevano sofferto di malattie croniche…

Allo stesso modo, nel passato, i popoli scoprirono che potevano costruire le loro case e i loro villaggi in modo da ottimizzare la sicurezza, la salute e le comunicazioni.

Nel corso dei secoli il Feng Shui si è sviluppato; oggi è un principio con fondamenta matematiche e scientifiche di cui è sempre più frequente tenere conto nella progettazione e costruzione di ambienti ad uso privato e pubblico.

Origine comune di Feng Shui e Astrologia

Ci piace mettere a confronto il Feng Shui e l’Astrologia, in particolare quella cinese.

Facendolo si scopre che i due sistemi hanno un denominatore comune: l’origine filosofica di un antico testo chiamato I Ching o Libro dei Cambiamenti.

L‘I Ching è una delle forme più antiche di divinazione e si basa fortemente sulla premessa che le azioni dell’umanità sono il risultato delle due forze complementari dello yin e dello yang.

L’astrologia cinese si è, quindi, sviluppata nella stessa fucina del Feng Shui, della Medicina Classica e dell’Agountura.

Se il Feng Shui si occupa principalmente dello spazio, l’astrologia cinese (e tutte le altre interpretazioni) si rivolge alla comprensione del tempo.

L’Astrologia

L’Astrologia è la disciplina esoterica più nota al grande pubblico. Le discussioni tra sostenitori ed avversari continuano ad essere animate ed appassionate.

Seguendo lo spirito del tempo, si è tentato di sganciare l’Astrologia dalla sua origine esoterica e di adattarla allo stile funzionale del pensiero scientifico. E così diventata spesso pura tecnica.

L’Astrologia Cinese

La chiave di lettura di comprensione del tempo offerto dall’Astrologia Cinese, pone le sue basi sull’osservazione antica dei movimenti di Yin e Yang e delle Cinque Trasformazioni.

Offre, quindi, una lettura dei cicli, aderendo al principio fondamentale del continuo cambiamento, alimentato dall’incessante interazione tra le due forze archetipiche.

Il Numero: l’anima di Feng Shui e Astrologia

Feng Shui e Astrologia si esprimono attraverso i numeri.

O meglio, i codici numerici sono alla base di entrambe le discipline. La lettura dei numeri, nelle applicazioni fin qui descritte, è qualitativa, non quantitativa.

Spazio e Tempo, quindi, vengono letti ed interpretati attingendo ai codici numerici di cui è fatto l’universo, in ogni sua manifestazione.

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CIBO PER LA SALUTE

Il cibo è energia concentrata

Tutto il cibo che consumiamo è il frutto della costante interazione tra la luce solare e l’atmosfera terrestre.

La fotosintesi clorofilliana è alla base di tutta la catena alimentare: è un processo di sintetizzazione di zuccheri e altre sostanze che avviene proprio grazie all’energia solare.

Dal momento che l’essere umano si nutre di vegetali o di animali che si nutrono di vegetai, possiamo affermare che acqua, aria e luce solare sono letteralmente l’origine della nostra vita.

Ogni volta che consumiamo degli alimenti, introduciamo nel nostro corpo diverse modulazioni di energia a differenti gradi di concentrazione; un finocchio la esprimerà in modo diverso da un piatto di riso o da una coscia di pollo, ma si tratta sempre della stessa energia fondamentale.

Le informazioni contenute nel cibo

Negli alimenti non si trovano soltanto quantità di sostanze nutritive ed elementi chimici; il cibo contiene anche informazioni di varia natura che daranno una diversa impronta al processo metabolico di quel prodotto.

Questa impronta di informazione deriva da fattori che sono spesso trascurati da coloro che si occupano a diverso titolo di alimentazione: la forma, il suo andamento di crescita, il modo in cui in cibo è prodotto e conservato, il modo in cui viene trasformato e così via…

Per quanto sembri incredibile, questi fattori determinano l’effetto complessivo che il cibo esercita sull’organismo.

Di fatto, ogni volta che mangiamo, introduciamo in noi l’ambiente che ci circonda che è stato trasformato e reso per noi assimilabile attraverso il vegetale o l’animale; possiamo assorbire la luce del sole o i minerali della terra necessari per il buon funzionamento del nostro organismo solo attraverso il cibo.

Equilibrio

Ogni alimento vegetale o animale rappresenta un preciso equilibrio di un essere vivente con l’ambiente in cui è integrato.

Va da sé che, assieme alle sostanze nutritive contenute nell’alimento stesso, noi ingeriamo anche quell’equilibrio che, a nostra volta, instaureremo con l’ambiente circostante.

Metamorfosi: da bruco a farfalla

Metamorfosi è una parola ‘intensa’ e associarla al viaggio nella conoscienza di sè è stimolante.

Il simbolo della metamorfosi in natura è il bruco che diventa farfalla. L’individuo ‘bruco’ diventa farfalla quando si lascia alle spalle gli schemi limitanti ed entra nella sua personale area di sviluppo consapevole di tutti i suoi talenti e alleggerito dei legacci delle convinzioni limitanti.

La trasformazione

Nel processo di metamorfosi le cellule del bruco si trasformano in strutture totalmente diverse, sostanziamente altre rispetto a quelle originali. Il programma che consente questa complessa operazione è stato stabilito in origine, al concepimento del bruco ed è stato installato in ogni sua singola cellula; e così, in un preciso momento predeterminato, tutte le cellule eseguiranno il programma di trasformazione. Se la metamorfosi è il processo che, via via, conferma che il programma interno si sta svolgendo, il cambiamento è il risultato finale di tutta l’operazione e sugellerà la nascita di una diversa forma di vita.

La trasformazione dell’essere umano

Anche in noi esiste un programma interno, stabilito al momento del concepimento e cresciamo e ci sviluppiamo in accordo con esso. Anche se il nostro cambiamento non avviene in modo così radicale come per il bruco, siamo ugualmente in grado di trasformarci. La metamorfosi umana si manifesta attraverso un cambiamento nel nostro modo di essere: è un movimento che va da ciò che siamo a ciò che possiamo essere ed avviene abbandonando antichi schemi ripetitivi in vista di una liberazione possibile.

La perfezione assoluta

E’ altresì fondamentale non dimenticare che non esiste un’unità di misura di perfezione ‘vera’ e valida per tutti; nessuno può misurare la perfezione nè l’imperfezione; nessuno può sapere il metro di perfezione dell’altro.

Ciò significa che il bruco è perfetto nel suo stato di bruco ed un altro stato di perfezione sarà raggiunto quando esso diventerà farfalla!

La Struttura Energetica dell’Uomo

Il Corpo Umano

La Medicina Classica Cinese raffigura il corpo come un armonico intreccio di canali lungo i quali scorre l’energia in forma e concentrazione diverse.

Ciascuno di noi è attraversato e nutrito da diverse forme di energia: dall’energia della terra, ovvero quella della nostra radice; dall’energia della materia, legata al nostro incedere nella vita con passo lesto; dall’energia libidica, il ‘fuoco della carne’, che forgia il sangue e ci pervade fino alla più piccola cellula. E poi c’è un’energia più sottile, che prende parte al nostro essere consci ma si rivolge anche alla zona più profonda ed inconscia di noi.

L’uomo Essere Unico

Non esiste uno standard nè copie ripetute identiche. La struttura energetica di ciascuno è ‘unica’, ‘individuale’ ed ‘originale. Corpo/materia e reticolo energetico sottile lavorano insieme per permettere ad ogni essere umano di realizzare la sua unicità.

Il seme e la pianta

Nella visione di James Hilmann, psicoterapeuta junghiano, l’Uomo alla nascita è la ‘ghianda’ di una specifica pianta. Non è scontato, nella vita, riuscire a fiorire e manifestare tutto il potenziale di quella pianta. Ci plasma la vita stessa attraverso i mille condizionamenti familiari, sociali, culturali, religiosi…; alla fine veniamo distorti e ci allontaniamo dal progetto iniziale, dalla nostra vera Natura.

Armonia ed equilibrio

Nel linguaggio energetico orientale, il deficit fisico più o meno grave è molto di più di un’anomalia biologica; è ciò che il corpo manifesta nel tentativo di segnalarci una discrepanza tra ciò che siamo veramente e ciò che crediamo di essere. Il distacco che abbiamo creato tra noi e la nostra natura originaria, tra noi e il mondo che ci circonda, tra noi, la Natura e i suoi elementi, le stagioni, le trasformazioni cicliche… crea disequilibrio.

I cinesi sapevano benissimo che un individuo è il risultato dell’armonia di tutti gli aspetti dell’energia del cosmo e di tutto ciò che lo compone. Per questa ragione hanno sempre puntato a ricostituire l’equilibrio attraverso tutte le meravigliose tecniche energetiche di cui sono padri.

La vita nel ‘dopo coronavirus’: fluire nella ricerca della felicità

Le passwords: fluire, flessibilità, ricercare la felicità, gratitudine

Spesso le proposte formative o i persorsi di conoscenza di sè e dei propri meccanismi energetici che il Centro Sudi del Benessere Evolutivo propone nascono da condivisioni vivaci di vita vera; si tratta di chiacchierate dense di passione e piacere di esplorare prima noi stessi e, di conseguenza, l’Essere Umano in generale.

Ci piace partire dal quotidiano, dalla vita di tutti i giorni nella quale si manifestano le aree di esperienza in cui ciascuno trova occasioni di comprensione di sè.

Come sarà la nostra vita nel ‘dopo coronavirus’?

Questo momento storico è particolarmente ricco di spunti e la domanda che io e Stefano Gibertoni, docente del Centro Studi del Benessere Evolutivo, ci siamo posti durante una recente ‘chiacchierata energetica’ è: come sarà la nostra vita nel ‘dopo coronavirus’…?

E abbiamo deciso di video riprendere un nostro scambio di opinioni.

Ci è venuta voglia di allargare ad altri la nostra condivisione, anche fiduciosi del potenziale simbolico della lettura energetica dei fatti. Oggi disporre di lenti d’ingrandimento che permettano di leggere anche tra le righe nel mare magnum di informazioni che ci arrivano, è più che mai necessario.

E’ naturale che ogni idea, sensazione e pensiero di ciascuno poggi anche sulla sua storia personale, fatta di valori, educazione, cultura, formazione e identità professionale.

Le nostre ipotesi, quindi, sono intrise di noi, di ciò che siamo e di come ci muoviamo nella vita e ci piace leggere i fatti attraverso la lente della psicoenergetica integrale di cui siamo interpreti, oltre che sostenitori.

Prima di lasciarvi alla visione del video, desideriamo condividere con voi anche un testo che ho scritto molto tempo fa e che ho ritrovato al termine della registrazione dell’intervista a Stefano, sollecitata da una parola arrivata chiacchierando con lui: FLUIRE

Una delle strategie migliori per affrontare meglio la famosa ‘fase 2′ (…e forse anche le successive…’) è fluire. Potrebbe sembrare un atteggiamento passivo, ma non lo è affatto…

Fluire

‘Fluire non è abbandonarsi alla corrente.

Fluire è approfittare della forza, della velocità e della potenza della corrente ed esprimere le nostre idee, compiere i nostri passi portati gratuitamente dalla corrente stessa.

Fluire significa non sprecare energie, non entrare nello sforzo.

Ogni volta che agisco per ‘principio’ o per ‘dimostrare che…’, esco dal flusso e mi muovo solo con le mie forze, sprecandole per nuotare in direzione diversa del flusso; alla fine mi restano ben poche energie per arrivare al mio originario obiettivo.

Il ‘giusto sforzo per ottenere l’intento è il gesto intenzionale; è l’azione che compio nel flusso di corrente per raggiungere quel determinato punto della riva, non uno a caso.

Se mi abbandono passivamente al flusso c’è la possibilità che io mi infranga rovinosamente su uno scoglio, o che venga scaraventata giù da una rapida o, ancora, ingoiata da un vortice.

Posso decidere di abbandonarmi al flusso nel mare calmo, per il gusto e nella fiducia di lasciarmi condurre per un pezzo sicuro e per riposare.

E’ un gesto intenzionale, scelto da me, espressione della mia volontà di autodeterminazione.

Fluire non è un’azione passiva.

E’ organizzata e verificata istante dopo istante.

Il mio scegliere un gesto piuttosto che un altro è il libero arbitrio espressione di me che mi rende unica.’

Barbara Moschetti

In molti ci hanno condiviso che, durante questi mesi di vita completamente stravolta, hanno fatto anche esperienze nutrienti, rimodulando le proprie giornate secondo ritmi nuovi e stravolgendo, spesso in meglio, le vecchie abitudini.

Alla luce di tutto ciò, al termine del video, con Stefano abbiamo lanciato una proposta di interazione: ci piacerebbe ci condivideste 3 scoperte positive (con tutte le valenze simbolico/energetiche di questo numero, come spiega Stefano nell’intervista) che avete colto durante il lock down e che vi piacerebbe portare con voi stabili e forti alla ripresa. Potete inserire le vostre condivisioni nell’area in fondo all’articolo ‘Lascia una risposta’.

Comincio io: vorrei portarmi nella fase 2 – 3 – 4… il tempo dilatato, la sensazione di non perderlo se scrivo per il piacere di farlo, il silenzio, il profumo e i colori della Natura rinata, la voglia di fare yoga tutti i giorni …ooopppsss…ho già superato il 3…

Tocca a voi ora.

Potrebbe interessarti leggere l’articolo ‘Gestione delle emozioni in tempo di crisi’

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