fbpx

KINTSUGI: riparare con l’oro

KINTSUGI: riparare con l’oro

L’arte di rendere preziosa la fragilità

Il Kintsugi è una tecnica con la quale si ripara il vasellame rotto tramite l’applicazione di lacche mescolate a polveri di metalli preziosi, come oro e argento, da inserire tra le crepe o plasmandoli nella forma del pezzo mancante.

Di per sè è una forma di meditazione profonda, sia per chi esegue la riparazione, sia per chi assiste o riceve l’oggetto riparato.

E’ un esercizio di cura e pazienza che ridà vita all’oggetto rotto e ne amplifica il valore.

Nella metafora del’Essere Umano il riparare’ del Kintsugi rappresenta un ‘riequilibrio emozionale’ molto potente. Lavorare sulle nostre ‘crepe’ comporta riconoscere ed evidenziare le fragilità; come nel kintsugi, possiamo a questo punto cogliere il valore e la preziosità di ogni ferita.

Da questo punto di osservazione possiamo lasciar andare ciò che ci fa male e il significato ‘negativo’ che abbiamo attribuito a quella esperienza.

Il Kintsugi insegna la resilienza, ovvero la capacità di ri-nascere dalle prove, più ‘preziosi’ di prima e attrezzati di nuovi strumenti, consapevoli delle nostre capacità di reazione agli eventi.

Proprio come il bambù che, resistente ed elastico, si piega e si flette durante la tempesta e, finito tutto, si rialza e riprende il suo posto più vigoroso di prima!

Tutto cambia e lo fa con ordine, nel processo inarrestabile dell’Esistenza: ogni inciampo e apparente errore, ogni difficoltà, ogni sconfitta è un’occasione di rinnovamento e di ri-nascita.

Stefano Gibertoni

La leggenda dello Shogun Yoshimasa

Si narra che la tecnica Kintsugi, letteralmente “riparare con l’oro” nacque quando lo Shogun Yoshimasa, dopo aver rotto la sua tazza preferita per la cerimonia del te, decise di affidarne il restauro a ceramisti cinesi.

Essi si approcciarono al problema utilizzando le tecniche di restauro canoniche in utilizzo all’epoca, riparando, cioè, il pezzo con delle graffette che tenevano uniti i frammenti di ceramica.

L’oggetto restaurato con questa tecnica deluse lo shogun, che decise di rivolgersi a ceramisti giapponesi per vedere esaudito il suo desiderio di riparare la tazza. ​

Il nuovo restauro avvenne secondo un approccio completamente diverso: i nuovi ceramisti assemblarono i cocci utilizzando la lacca di Uruschi, la resina di una pianta autoctona del Giappone, mischiata a farina di riso. E, sopra la linea di frattura, venne depositata della polvere d’oro per renderla preziosa.

Questa seconda modalità di restauro soddisfò l’imperatore e nacque, così, la tradizione del Kintsugi.

Ciò che è stato non si può cambiare. La percezione di ciò che è stato, sì!

Admin

Lascia una risposta