La paura è una risposta umana naturale al pericolo. Non c’è dubbio che in queste ultime settimane ci siamo sentiti minacciati da un ‘nemico’: il covid19 e la pandemia che questo virus ha scatenato, sconvolgendo letteralmente le nostre vite.
Ricordiamoci che la paura è un ottimo meccanismo di difesa di fronte ad un pericolo ben definito, chiaro; si ha paura di qualcuno, di qualcosa. Quando l’oggetto della nostra emozione è indeterminato e non sappiamo bene da dove arriva, chi è e cosa la provoca, la paura diventa angoscia, talvolta panico.
Tentare di smettere di provare paura è tanto inutile quanto controproducente. Ci si potrebbe riuscire solo bloccando il nostro sentire perchè, anche volendo chiudere a tutto ciò che ci può rendere vulnerabili, attaccabili, non possiamo evitare completamente di entrare in relazione con altre persone o di vivere esperienze.
Solo per il fatto di essere vivi, incorreremo sempre in qualcosa o in qualcuno che potenzialmente suscita in noi un senso di pericolo.
Lo spavento fa mancare il cuore, disorienta lo spirito, fa divagare il pensiero e disorganizza il Qi. (S.W., 39)
Ciò che ci preserva dalla paura è conoscerla, aprire a questa emozione riconoscendola e accogliere la nostra modalità di risposta.
Fa bene ascoltarci e agire in modo da soddisfare quel bisogno che la paura ci rende più evidente.
Oggi proviamo paura per l’incertezza di un futuro di cui non abbiamo capacità di previsione perchè si è smarrita la logica consequenziale di un tempo che non c’è più. Le certezze su cui basavamo i nostri passi in avanti qualche settimana fà, oggi sono un tantino sbiadite ed è ‘normale’ temere di non avere un luogo sicuro, di non poter più contare su tutte le cose materiali che prima davamo per scontate, di non essere in grado di garantire a noi e ai nostri cari i confort di prima; incontriamo la paura di restare soli, di non riuscire a proteggere, o peggio, di perdere chi amiamo.
Tutto ciò è naturale.
Il fatto è che non siamo i soli a provare tutto ciò e, ancora più importante, non siamo soli.
Mai come in questo periodo possiamo fare esperienza diretta della nostra interdipendenza.
Qui ed ora, in questo particolare momento storico è evidente che siamo tutti esposti alle stesse difficoltà e che solo agendo assieme, ognuno con le proprie capacità, competenze e talenti possiamo individuare le azioni migliori per creare un tempo nuovo. Potrebbe essere l’occasione buona per provare a condividere avendo cura gli uni degli altri e, tutti assieme, di Madre Terra della quale, non dimentichiamo, siamo ospiti poco rispettosi.
Le strutture di convivenza sociale sin qui adottate non tengono conto di questa evidente realtà nè, ancor più dell’interdipendenza tra gli uomini e tra l’uomo e la Natura.
Non siamo soli e, in realtà, non lo siamo mai stati, in nessuna delle nostre rappresentazioni; ma uno degli effetti della paura è farci sentire separati, prima di tutto dalle nostre abilità, spegnendo la creatività di cui siamo tutti abbondantemente muniti e allontanandoci dai sogni, dal dare loro seguito.
Forse è giunto il momento di cessare di vedere la paura come un nemico da contrastare e respingere. Probabilmente siamo pronti e attrezzati per riconoscerla profondamente, accoglierla e prendere confidenza con ciò che ci fa sentire nel corpo e attraverso i pensieri.
Riconoscendola e sentendola nascere, ora possiamo ascoltare cosa succede al nostro respiro, al nostro corpo, al battito del nostro cuore. Osserviamo le immagini che si creano nella mente e prendiamo nota delle idee che sorgono, cercando di capire quanto esse siano radicate nel nostro passato, nelle nostre esperienze. Così facendo ci accorgeremo che spesso la paura è legata ad un pensiero di noi proiettato nel futuro.
Concedendoci il tempo di osservare la paura e le sue manifestazioni ‘chimiche’ nel nostro corpo-mente, possiamo frequentare questa emozione consapevoli e farci i conti, catturandone il senso, oltre che la natura.
E’ da qui che possiamo respirare e ascoltare con più calma il fluire impetuoso delle sensazioni di paura e delle altre emozioni che costellano il nostro cammino: tristezza, ansia, dolore e rabbia…, tutte lecite, sensate e utili. E’ trovando il senso di ciò che ci accade che ritorniamo a noi e, come ci suggerisce Thich Nath Hahn, ‘riconoscere di avere motivi più che sufficienti di essere felici’…sempre!
Non tremiamo perché abbiamo paura, ma abbiamo paura perché
tremiamo (W. James)
Il video che segue è il primo di 2 contributi. In esso Alberto Mantovani, co-direttore didattico della scuola di formazione professionale per Counselor Olistici e Operatori Olistici ‘Accademia dell’Essere‘, racconta la differenza tra ansia – paura – angoscia.
Il video che segue è il primo di 2. In esso Alberto Mantovani, co-direttore didattico della scuola di formazione professionale per Counselor Olistici e Operatori Olistici ‘Accademia dell’Essere‘, racconta la differenza tra ansia – paura – angoscia. Nella seconda parte del video, che trovate nell’articolo ‘La gestione delle emozioni in tempo di crisi’, Alberto prosegue l’approfondimento entrando nel merito di come trasformare la sfida in opportunità, coltivando la presenza e diventando capaci di distinguere l’illusione dalla speranza in un futuro del quale essere costruttori di cambiamento.
Sono felice di avere ottenuto dalla direzione di Accademia dell’Essere l’autorizzazione all’uso di questi video che sono stati preparati per sostenere gli allievi della scuola in questo particolare momento. A nostro avviso si tratta di contenuti preziosi che fanno riferimento a temi didattici dei percorsi professionali e che possono offrire spunti di comprensione a tutti e strumenti di trasformazione dell’esperienza che stiamo vivendo.
Buona lettura.